Per qualsiasi città sarebbero un giusto vanto, ma le Cisterne Romane di Fermo non si possono sopravvalutare fino a sovvertire la gerarchia vera delle attrattive locali. E tantomeno dichiararle uniche al mondo: non lo sono né per epoca, né per bellezza, né per estensione né per stato di conservazione. Possono offrire la suggestione di un sguardo al sottosuolo, a uno dei tanti mirabili episodi di edilizia ipogea, al ventre segreto della città. Ma non si possono anteporre al pregevole e veramente unico fascino della Piazza del Popolo. Per questa si può anche decidere di partire d’impulso per Fermo e stando qui profittare del resto. Non il contrario.Il notevole di queste cisterne sta nel confermarsi una delle tante sapienti applicazioni dell'ingegneria idraulica dei Romani e della bimillenaria durabilità dei materiali edilizi da loro inventati. Della loro inarrivabile scienza delle costruzioni e dei record stabiliti con le loro innovative tecniche statiche. Dello studio applicato alla raccolta delle acque, ma anche alla loro deviazione e convogliamento per proteggere il colle dall’erosione della sua arenaria. Studio che, come sappiamo dalla cronaca anche recente, non riesce altrettanto bene ai tecnici contemporanei. Ma i Romani ci hanno abituato a molto di più in giro per l’Italia e per il mondo, e questa fermana è una loro realizzazione interessante ma oggettivamente contenuta. Fate un confronto con quell’ettaro di foresta architettonica della basilica di Istanbul convertita a cisterna e riconducete questa alle sue reali proporzioni. Ma anche con le cisterne di Todi o quelle ancora funzionanti di Albano laziale.Si dirà che questa è la rete, bellezza! Sarà, ma le maglie sono un po' larghe: un'enfasi immotivata non rende merito alle Cisterne. Anzi finisce con l’essere controproducente... Viene il dubbio che qualche tripnauta preferisca rincorrere la collezione indiscriminata di istantanee frettolose, piuttosto che curare la messa a fuoco.
Una visita bella ed interessante. Sotto il profilo storico sono certamente da vedere. Non si possono, però, definire belle. Pavimentazioni in cemento: e chi sapeva che il calcestruzzo lo hanno inventato gli antichi romani?
Ambiente unico che si perde nella notte dei tempi..! Si presta ad una visita approfondita per scoprirne tutti i segreti.
Come i Romani utilizzavano le risorse del territorio, e l'utilizzo fantastico della tecnologia del tempo.
Costruite (si ritiene) nell'anno 40 d.C., le 30 vasche disposte in tre file parallele, per un totale di 2200 mq., raccoglievano l'acqua piovana e sorgiva per il fabbisogno cittadino.All’interno del complesso, in ottimo stato di conservazione, sono visibili le tecniche di costruzione utilizzate dai Romani: l’opus coementicium delle murature, l’opus signinum dell’intonaco impermeabilizzante, il piombo usato per le tubature, i pozzetti per l’areazione e i canali per la depurazione.Fino al 1980, ne venivano ancora usate 6 vasche per la distribuzione dell'acqua, proveniente dai monti Sibillini.
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molto interessanti luogo unico in Italia e secondo solo ad Istanbul si ha veramente la sensazione che i romani in questa terra avevano raggiunto un altissimo grado di civiltà anche fuori di Roma e non cessa mai di stupire come governavano con grande qualità e rispetto le genti conquistate. Buona la guida con doppia lingua italiano e inglese.
Quando passeggiate per il centro della bellissima Fermo dovete sapere che quanto sopra, c'è altrettanta storia sotto il suolo: in corrispondenza di via Paccarone e non solo si estendono per più di 2000 mq le cisterne romane, una trentina di salette a volta, con apertura sul soffitto e canalette di depurazione, costruite nel I sec. d.C. per la raccolta e conservazione delle acque per la città. Una sala in particolare pare essere stata usata più avanti nel successivo millennio dai religiosi del sovrastante convento come deposito di cibo o addirittura come sala delle torture. I più recenti utilizzi risalgono a metà degli anni '60, di nuovo con finalità idriche. Mi scuso per le eventuali imprecisioni, ma spero di avervi incuriosito a visitarle. La visita guidata dura circa mezz'ora, andate coperti perché fa fresco e con scarpe chiuse perché c'è qualche pozzettina d'acqua sul pavimento. Suggestiva la vista delle arcate in prospettiva e curiose le formazioni calcaree orizzontali delle stanza più recentemente utilizzate. Consiglio biglietto cumulativo cisterne-pinacoteca al costo di 8 euro, che si fa al punto del turismo in piazza grande e del quale si parte con la guida. Una cosa che mi è poco piaciuta sono le vetrinette con oggetti e pubblicità di locali negozi all'ingresso delle cisterne; passino i prodotti tipici (ceci, fagioli, pasta, salumi) anche se alcuni dei quali da sostituire perché ammuffiti, ma l'oggettistica biecamente commerciale proprio stona.
Il posto ha un suo fascino, dovuto alla resistenza a così tanti secoli e alla durabilità e conservazione del materiale impiegato ( la impermeabilizzazione è rimasta quella originale dopo 20 secoli); ma al di là dell'ammirazione per la già nota abilità idraulica dei nostri avi romani, non ha suscitato in me grandissima emozione, si tratta di una serie di grandi stanze, altre circa 7 metri, vuote e spoglie, il prezzo del biglietto è abbordabile ( 3 euro) e la spiegazione è stata sufficente ma non particolarmente coinvolgente. tutto sommato vale la pena di vederle. bilgietti e informazioni in piazza centrale all'angolo vicino alla statua.
Sotto la piazza di Fermo si trovano queste cisterne di età romana in cui si può scendere ed ammirare la loro magnificenza.